A proposito, non è che siccome per una decina di giorni abbiamo latitato vuol dire che ci si gratti, cioè io mi gratto pure, rasp, rasp, ma produco e congiuro con il soci e qualche losco figuro, e questa rima involontaria per preannunciare un mega concorso, troppo top secret per dirvi altro, ma sicuramente abbastanza generoso da lasciarvi come degli imbecilli a tentare di fare ciò che vi verrà chiesto per vincere, credeteci. Ok, che c' entra co la foto su riportata? Niente, ma noi, dopo anni di PDL abbiamo imparato "a fare un pò come cazzo ci pare". Ok la foto, la foto. Avete presente quando fate produrre un trilione di pezzi di un tot design perchè più ne stampi è più s'abbassa il prezzo per singolo pezzo? No? Vabbe in effetti non producete toy, ma è così che funziona (non solo per i toy). La via mezza onesta è quella di stampare tot pezzi e steccarli per colorazione: ciò mantiene i pezzi in numero contenuto e rende vendibile/desiderabile il pezzo. Poi molti, finite le varianti, le colorway, i pezzi per celebrare il ventennale del fagiolo di Taipei, tentano la vendita del pezzo bianco così come esce dalla pressa, senza la colorazione, e te lo spacciano come variante DIY. Ora, premesso che tutto è customizzabile, pure il battipanni della nonna, appare necessario discriminare tra piattaforme studiate per i custom e tutto il resto. Non mettere questo discrimine significa che tutto fa brodo, che qualsiasi toy se lo cali in un barattolo di sverniciatore è DIY, il che fa torto alla "customizzabilità" termine che mi sono appena inventato ma si riferisce alla ricerca reale, di forme non troppo vincolanti nel processo di customizzazione che quindi non siano troppo marcate ma nemmeno del tutto anonime. Questo è il difficile gioco della progettazione di forme destinate al DIY, con tasso di fallimento ai massimi livelli. Questi jumpin brain sono talmente caratterizzati e talmente riconoscibili (ed inflazionati) che non sono diy ma manco per niente. Avanti un altro...
Post
Nessun commento:
Posta un commento